IFIGENIA / ORESTE

di Euripide

DALLE NOTE DI REGIA

“Dopo diversi anni che metto in scena commedie, affronto due tragedie classiche. Vorrei farlo senza fronzoli stilistici, cioè restando fedele come posso a un’idea generale di “tragedia”, per come pare a me oggi; spettacoli dove si percepiscono il dolore estremo e il caos dentro al quale vanno ad affogare uno ad uno tutti i sentimenti e i pensieri umani, quando la sofferenza prende possesso della vita. Posso dire di saperne qualcosa, di questo dolore estremo? No. O forse sì, ma giusto qualcosa. Il dolore estremo è in me, lo conosco così come conosco la morte, l’estasi, la tortura, la felicità, la furia, il volo. Tutte esperienze che non ho vissuto, ma che in qualche modo abitano misteriosamente in me, eredità immaginaria di altri esseri umani. Non conosco, quindi, ma “so”.

Ifigenia e Oreste devono essere spettacoli severi, spogli di richiami visivi fini a sé stessi, devono essere semplici e a loro modo estremi, almeno nella ricerca che investe la recitazione. So bene che la tragedia greca porta con sé un fardello di aspettative formali, una delle quali deve fare i conti con la religione e i misteri di un’umanità lontana. Grazie al fatto che sono un uomo del mio tempo che del suo tempo vuole parlare, ho invece ben presente soprattutto la concretezza psicologica contenuta in questa antica favola tragica, e voglio assumermi tutte le responsabilità nel tutelare questa sensibilità contemporanea, essendo in qualche modo certo che la nostra condizione umana è sempre e comunque illuminata dalla rappresentazione mitica: ne è svelata, anche se del mito ci sfugge la profondità sacra. Non credo, infatti, che sia vero che i protagonisti dei miti siano solo dei modelli archetipici, privi di autentiche analogie con gli esseri umani contemporanei. Al contrario, credo che certe paure, certi dolori, siano ben presenti anche in noi, e che dentro a ciascuno di noi si svolga una vita che è sia “dentro” che “fuori”, sia secolare che sacra, sia mitologica che patologica. Ogni essere umano vivente è un archetipo. E viceversa. In greco pàthos vuol dire dolore; poi, per estensione e per facilitazione, oggi abbiamo imparato ad associarlo con i sentimenti in generale, ma la sua radice è dolore. Che ciò voglia dire che il dolore sia la radice di tutti i sentimenti? Da qui il mio desiderio di compiere un lavoro che ne rispetti la natura, che lo guardi negli occhi con considerazione e pietà”.

Valerio Binasco

IFIGENIA / ORESTE

di Euripide
con (in ordine alfabetico)
Giovanni Anzaldo, Sara Bertelà, Valerio Binasco, Giovanni Calcagno, Giovanni Drago, Giordana Faggiano, Jurij Ferrini, Nicola Pannelli, Letizia Russo, Arianna Scommegna, Matteo Leverano

regia e adattamento Valerio Binasco
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Alessio Rosati
musiche Paolo Spaccamonti
assistente regia Giulia Odetto
assistente regia e drammaturgia Micol Jalla
assistente costumi Agnese Rabatti
Teatro Stabile Di Torino – Teatro Nazionale

DATE 2022

FONDERIE LIMONE MONCALIERI
24 maggio – 12 giugno 2022| Prima nazionale

Approfondimenti

Note di regia

“Quel poco che so di Euripide sembra confortarmi mentre compio questo tradimento della religiosità insita nel mito, perché Euripide era – per come si poteva esserlo ai suoi tempi – ateo. Aveva un modo di affrontare i miti religiosi come se sapesse che essi sono sempre invenzioni umane. Dietro a un mito non c’è mai un dio, ma solo la nostra anima.”

(V.B.)