EXIT

di Fausto Paravidino

COLPA DEI CALZINI

“Alcune coincidenze portano al nord. Stavo vedendo uno spettacolo di Jon Fosse, il titolo è ‘E la notte canta’, Jon Fosse è uno scrittore Norvegese che mi piace molto e non mi assomiglia per niente, mi piace molto da tanto tempo, la sua pièce incominciava benissimo. Io copio spesso, così, per cominciare, poi vado avanti come mi viene. Quella volta era Jon Fosse. Sono tornato a casa e ho cominciato nello stesso modo: c’è un uomo che legge, una donna che lo guarda e che dopo un po’ gli chiede cosa legge o qualcosa del genere. Si scopre che sono una coppia e che c’è qualcosa che non va. Da lì in poi è tutto diverso. È andata che ho cercato di aiutare questa coppia a capire cosa c’era che non andava ed è una cosa che non è mai facile da capire. C’entrano un sacco di cose: la politica, i figli, il non averli, il sesso, la gelosia, nel loro caso persino una storia di calzini. Mi sono divertito a conversare con loro. Il primo atto è così: loro un po’ si parlano e un po’ parlano al pubblico (che al momento di scrivere ero solo io). Poi c’è un altro atto tutto diverso. La loro storia non funziona più e allora quei due cercano se stessi fuori di casa, così facciamo la conoscenza con altri due personaggi. Terzo atto: resa dei conti. Resa dei conti non nel senso di vendette, nel senso drammaturgico, i conti devono tornare, quel che s’è seminato si deve raccogliere, se c’è un fucile in scena prima della fine sparerà… quelle cose lì. Qui fucili non ce n’è, ci sono i calzini, ci sono un sacco di gelati, c’è la politica, il vino, Woody Allen, l’Iraq, i figli, il non averne… ”  (Fausto Paravidino)

ESTRATTI RASSEGNA STAMPA

Paravidino prende a cuore i rapporti umani e li pone sotto una lente d’ingrandimento cechoviana dei nostri tempi, scandisce in stazioni e microscene le parabole intime e sociali tra le persone e gioca con fluidità a porre in parallelo i destini congiunti o ricongiungibili di individui che a vario titolo hanno sintonie. Rodolfo Di Giammarco / La Repubblica

A essere rappresentati, con la delicatezza e la puntualità proprie di questo autore che più che sull’azione lavora sui personaggi, sono i casi della vita, in cui ci specchiamo, ridicoli, sorridendo di quel che in prima persona ci fa patire, come lo spegnersi senza cause apparenti di un amore e una convivenza, tra discussioni che vanno dalla politica a un paio di calzini, passando per un sopravvenuto imbarazzo sessuale. Paolo Petroni / Corriere della Sera

Ma Paravidino, oltre alla padronanza di una lingua felice che all’apparenza è quella di  tutti i giorni e invece è il frutto di millimetrica costruzione, ha il dono della leggerezza. A quelle due creature (Sara Bertelà che sulle parole pare danzare e Nicola Pannelli che con piena maturità è capace di rendere l’eterna infanzia di lui) ci si affeziona presto, specchio dai toni pastello di tanti momenti della vita dello spettatore. Gianfranco Capitta / Il Manifesto

La parata di situazioni canoniche è tenuta viva per i suoi 95’ da un dialogo deliziosa-mente spiritoso, dalla svelta regia dell’autore in una scenografia sintetica e cangiante di Laura Benzi, bene illuminata da Lorenzo Carlucci, e da quattro interpreti di ottima verve in chiave di levità. In sala, alto gradimento. Masolino D’Amico / La Stampa

Sara Bertelà è la moglie, molto ben disegnata nelle sue ansie, nel suo desiderio di riscatto, nella sua solitudine, Nicola Pannelli è il marito professore universitario, reso efficacemente con i tratti dell’eterno bambino con le sue debolezze, le sue bizze, la sua insicurezza, accanto a loro Angelica Leo e Davide Lorino. Magda Poli / Corriere della Sera

Dopo avere variamente saggiato il livello delle proprie ambizioni drammaturgiche, Fausto Paravidino torna in qualche modo al minimalismo degli inizi, a quella capacità di catturare frammenti di realtà scrutati nei minimi dettagli con una sorta di distaccata oggettività. Renato Palazzi / Il Sole 24 Ore

Che Fausto Paravidino abbia il dono della scrittura concreta, costruita su una sintas-si semplice e asciutta, funzionale alla drammaturgia scenica, lo conferma la novità Exit. La regia orchestra l’insieme con abile maestria. Calibra il movimento degli attori, anche nei piccoli gesti, disegnando precise geometrie sceniche che danno sostanza narrativa alla leggerezza di una commedia divertente, graffiante, a tratti malinconica. Massimo Bertoldi / Hystrio

EXIT

di Fausto Paravidino
regia Fausto Paravidino
con Sara Bertelà, Nicola Pannelli, Angelica Leo, Davide Lorino
scene Laura Benzi
costumi Sandra Cardini
musiche Giorgio Mirto
luci Lorenzo Carlucci
foto di scena Mario D’Angelo
produzione Teatro Stabile di Bolzano

DEBUTTO

10-27 Maggio 2012 – Teatro Stabile di Bolzano
Tournèe nelle Stagioni 2012-2013 e 2013-2014

Approfondimenti

Exit by Breakaleg
“A+B nel bellissimo servizio fotografico del Progetto “Breakaleg”.